lunedì 29 novembre 2010

Incidenti di caccia, quando misure realmente efficaci? Un Intervento del wwf di Arezzo

La tragedia di quindici giorni fa a San Polo, riporta in primo piano la necessità di norme e controlli più severi nei confronti di chi esercità un attività decisamente pericolosa. Strumentalizzare un dramma come quello di domenica non è nelle nostre intenzioni. Tutto il WWf è vicino alla famiglia Piomboni che suo malgrado si è vista cadere addosso una tragedia impossibile da immaginare.
Ma la tragica fine del nostro concittadino, che domenica mattina si era recato nei boschi alle porte di Arezzo in cerca di funghi, deve far riflettere tutti coloro che sono, sotto vari aspetti, coinvolti nella gestione di un'attività pericolosa come la caccia. Purtroppo i numeri, crudi e nudi, parlano chiaro: ogni anno si registrano decine di vittime di incidenti mortali e altrettanti feriti, le cause sono le più varie, dalla imprudenza di chi spara, alla imperizia, a situazioni imprevedibili ecc. Anche la provincia di Arezzo non è purtroppo nuova a incidenti mortali avvenuti anche negli anni scorsi, a conferma che possiamo anche riempirci la bocca di tante belle parole, ma che a conti fatti i drammi continuano a verificarsi.Forse, grazie a provvdedimenti adottati negli ultimi anni la situazione è migliorata in quella che probabilmente era l'attività più a rischio tra tutte quelle legate alla caccia: la battuta al cinghiale. L'obbligo di indossare indumenti vistosi ha certamente determinato un netto calo di incidenti, ma nei confronti di coloro che altrettanto legittimamente dei cacciatori frequentano il bosco nei periodi di caccia aperta (fungaioli, ciclisti, fotografi, semplici gitanti, tartufai ecc), cosa si è davvero fatto? Per leggere il resto

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