Pubblichiamo un contributo di Camillo Franchini che riassume il punto di vista del WWF di Pisa sugli interventi in corso per la lotta contro il Matsucoccus
E' noto che l'abbattimento sistematico dei pini marittimi affetti da Matsucoccus feytaudi sul litorale pisano ha provocato allarme presso la polazione locale, che teme uno stravolgimento permanente delle caratteristiche di un ambiente cui era abituata e affezionata e un uso improprio delle aree diradate e rese in qualche modo disponibili e urbanizzabili. Articoli di cronaca locale e lettere ai giornali sono diventati più frequenti in questi ultimi mesi, a dimostrazione dell'esistenza di un disagio diffuso che richiede attenzione da parte delle autorità responsabili e, anche se in forma diversa, da parte del WWF.
Prima di ogni altra considerazione, si deve ricordare che l'abbattimento dei pini infetti è un obbligo di legge inderogabile (D.M. 22 novembre 1996, G.U. 285 del 5.12.96). Il regolamento precisa nei dettagli più minuti il trattamento da riservare ai pini abbattuti.
Il WWF è stato coinvolto fin dall'inizio nell'iniziativa di disboscamento selettivo. Il 1° aprile 2008, su invito personale della Dr.ssa Francesca Logli responsabile "foreste" del Parco, un socio WWF partecipò a un sopralluogo su un diradamento sperimentale di circa un quarto di ettaro di pineta. Erano presenti responsabili del Parco, del Comune, della Provincia e della Cooperativa appaltatrice Terra, Uomini e Ambiente. Il diradamento appariva ben condotto, con salvaguardia delle latifoglie e del sottobosco, compatibilmente con l'uso di mezzi meccanici di notevole dimensione. Il saggio fu considerato soddisfacente e la ditta fu invitata a procedere su quella falsariga, con la raccomandazione pressante da parte della Dr.ssa Logli di limitare al massimo i danni alla vegetazione residua.
Da quel momento la ditta ha proceduto nell'opera di abbattimento dei pini, cessando la sua attività solo nei mesi estivi, per evitare disturbo e pericoli di incendio.
Soci del WWF, tra cui specialisti forestali, hanno seguito e seguono con discrezione lo sviluppo dei lavori, mantendosi in contatto con gli operatori.
A distanza di circa due anni da quel sopralluogo si può procedere a un consuntivo di massima.
L'abbattimento dei pini è proceduto a norma; i tronchi sono stati tagliati nelle dimensioni adatte per essere trasportati con mezzi pesanti, raccolti in poche aree destinate e allontanati in tempi brevi. Le ramaglie sono state sminuzzate ("cippate", in gergo), caricate in camion-cassoni e allontanate.
Contestualmente all'abbattimento dei pini, la ditta ha proceduto alla piantumazione sistematica di lecci e di pini domestici e di aleppo di piccole dimensioni per consentire una crescita senza irrigazione. Il successo della piantumazione, spesso applicata secondo la tecnica della pacciamatura, si può collocare intorno all'80%.
Il sottobosco, la cui sorte preoccupava perché non si aveva esperienza di un trattamento così vasto e incisivo, ha reagito molto bene, sviluppandosi con celerità e vigore sorprendenti in tutte le specie presenti in precedenza. Come in genere accade in ambienti stressati, il cisto è prevalente sulle altre specie, ma è destinato a essere marginalizzato. Il leccio si è sviluppato spontaneamente in misura tale che la sua piantumazione appare superflua. I pini marittimi, che possiedono una vitalità da pianta infestante, si stanno riformando da seme; si spera che il succedersi delle generazioni porti a un ceppo resistente all'infezione. La fillirea, capace di rinascere da taglio raso o schiacciamento, è ubiquitaria, presente in forma di cespugli o grandi arbusti.
E' apprezzabile che gli operatori abbiano rispettato specie interessanti e poco diffuse come l'erica, presente nelle due varietà arborea e scoparia, il corbezzolo, l'alaterno, le poche tracce di mirto, le sughere di piccole dimensioni. Di ciò è stata conservata memoria fotografica.
Il trattamento ha messo in evidenza l'andamento dunale della pineta, con tomboli e lame che ospitano specie vegetali diverse. Il naturalista può trarre soddisfazioni anche fuori dai sentieri tradizionali.
E' verosimile che la trasformazione delle pineta in lecceta (se avverrà) porti a una deriva del sottobosco, con aumento della presenza di pungitopo e di edera.
Fin d'ora si può affermare che non esistono dubbi sulla capacità di pieno recupero del sottobosco.
Ora che l'accesso è agevole, sarà necessario proteggere con efficacia e determinazione l'area da un uso improprio. Non deve soprattutto diventare una discarica, un parcheggio o un luogo destinato a incontri impropri, come spesso accade alle pinete troppo facilmente accessibili.
Ultima nota, ma la più importante, è che l'intervento di abbattimento dei pini deciso e tempestivo ha stornato dalla pineta del litorale il pericolo di un incendio che sarebbe stato devastante anche per i centri abitati, per la secchezza del legno e la presenza di massicce colate di resina, ultima difesa dei pini morenti.
Una calamità è stata affrontata con efficacia; ora tutti, cittadini e autorità, devono vigilare perché l'ambiente non subisca urbanizzazione straordinaria o diversioni di destinazione.
Camillo Franchini
Tirrenia, 22 febbraio 2010.
Prima di ogni altra considerazione, si deve ricordare che l'abbattimento dei pini infetti è un obbligo di legge inderogabile (D.M. 22 novembre 1996, G.U. 285 del 5.12.96). Il regolamento precisa nei dettagli più minuti il trattamento da riservare ai pini abbattuti.
Il WWF è stato coinvolto fin dall'inizio nell'iniziativa di disboscamento selettivo. Il 1° aprile 2008, su invito personale della Dr.ssa Francesca Logli responsabile "foreste" del Parco, un socio WWF partecipò a un sopralluogo su un diradamento sperimentale di circa un quarto di ettaro di pineta. Erano presenti responsabili del Parco, del Comune, della Provincia e della Cooperativa appaltatrice Terra, Uomini e Ambiente. Il diradamento appariva ben condotto, con salvaguardia delle latifoglie e del sottobosco, compatibilmente con l'uso di mezzi meccanici di notevole dimensione. Il saggio fu considerato soddisfacente e la ditta fu invitata a procedere su quella falsariga, con la raccomandazione pressante da parte della Dr.ssa Logli di limitare al massimo i danni alla vegetazione residua.
Da quel momento la ditta ha proceduto nell'opera di abbattimento dei pini, cessando la sua attività solo nei mesi estivi, per evitare disturbo e pericoli di incendio.
Soci del WWF, tra cui specialisti forestali, hanno seguito e seguono con discrezione lo sviluppo dei lavori, mantendosi in contatto con gli operatori.
A distanza di circa due anni da quel sopralluogo si può procedere a un consuntivo di massima.
L'abbattimento dei pini è proceduto a norma; i tronchi sono stati tagliati nelle dimensioni adatte per essere trasportati con mezzi pesanti, raccolti in poche aree destinate e allontanati in tempi brevi. Le ramaglie sono state sminuzzate ("cippate", in gergo), caricate in camion-cassoni e allontanate.
Contestualmente all'abbattimento dei pini, la ditta ha proceduto alla piantumazione sistematica di lecci e di pini domestici e di aleppo di piccole dimensioni per consentire una crescita senza irrigazione. Il successo della piantumazione, spesso applicata secondo la tecnica della pacciamatura, si può collocare intorno all'80%.
Il sottobosco, la cui sorte preoccupava perché non si aveva esperienza di un trattamento così vasto e incisivo, ha reagito molto bene, sviluppandosi con celerità e vigore sorprendenti in tutte le specie presenti in precedenza. Come in genere accade in ambienti stressati, il cisto è prevalente sulle altre specie, ma è destinato a essere marginalizzato. Il leccio si è sviluppato spontaneamente in misura tale che la sua piantumazione appare superflua. I pini marittimi, che possiedono una vitalità da pianta infestante, si stanno riformando da seme; si spera che il succedersi delle generazioni porti a un ceppo resistente all'infezione. La fillirea, capace di rinascere da taglio raso o schiacciamento, è ubiquitaria, presente in forma di cespugli o grandi arbusti.
E' apprezzabile che gli operatori abbiano rispettato specie interessanti e poco diffuse come l'erica, presente nelle due varietà arborea e scoparia, il corbezzolo, l'alaterno, le poche tracce di mirto, le sughere di piccole dimensioni. Di ciò è stata conservata memoria fotografica.
Il trattamento ha messo in evidenza l'andamento dunale della pineta, con tomboli e lame che ospitano specie vegetali diverse. Il naturalista può trarre soddisfazioni anche fuori dai sentieri tradizionali.
E' verosimile che la trasformazione delle pineta in lecceta (se avverrà) porti a una deriva del sottobosco, con aumento della presenza di pungitopo e di edera.
Fin d'ora si può affermare che non esistono dubbi sulla capacità di pieno recupero del sottobosco.
Ora che l'accesso è agevole, sarà necessario proteggere con efficacia e determinazione l'area da un uso improprio. Non deve soprattutto diventare una discarica, un parcheggio o un luogo destinato a incontri impropri, come spesso accade alle pinete troppo facilmente accessibili.
Ultima nota, ma la più importante, è che l'intervento di abbattimento dei pini deciso e tempestivo ha stornato dalla pineta del litorale il pericolo di un incendio che sarebbe stato devastante anche per i centri abitati, per la secchezza del legno e la presenza di massicce colate di resina, ultima difesa dei pini morenti.
Una calamità è stata affrontata con efficacia; ora tutti, cittadini e autorità, devono vigilare perché l'ambiente non subisca urbanizzazione straordinaria o diversioni di destinazione.
Camillo Franchini
Tirrenia, 22 febbraio 2010.
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