La notizia buona è lo stop al nucleare del Governo, quella cattiva è che potrebbe essere mero tatticismo. Il Governo, ieri, ha presentato un emendamento con il quale si sospenderebbe a tempo indeterminato (nel senso che potrebbe essere molto lungo ma anche molto breve) il programma nucleare. Questa mossa fornisce poche certezze: non è un reale disimpegno nei confronti del nucleare, perché non incide sul quadro normativo che dava vita al ‘rinascimento nucleare’ ma solo su apetti specifici, inoltre è recuperabile in qualsiasi momento con una disposizione uguale e contraria. Ma l’aspetto contingente più critico sta nel fatto che l’emendamento deve ancora essere approvato al Senato e dopo alla Camera, con un percorso che verosimilmente potrebbe portarci intorno al 20 maggio. Solo allora la Corte di Cassazione potrà pronunciarsi sulla necessità o meno di svolgere ancora il referendum, con esito tutt’altro che scontato perché l’emendamento non abroga esplicitamente gli articoli che sono oggetto del referendum. Le poche certezze, invece, sono di tutt’altra natura: si inibisce l’azione dei Comitati fino a ridosso del referendum e, in caso venga eliminato, si sottrae agli italiani la possibilità di esprimersi (per la seconda volta) sul nucleare e rende più difficile il raggiungimento del quorum per i tre referendum rimasti in campo. I dubbi su questa operazione sono concreti e fondati e rafforzano la convinzione che non si debba assolutamente abbassare la guardia, facendo grande attenzione ai colpi bassi e scorretti, e che l’impegno antinuclearista debba mantenere immutata la propria forza e la propria prospettiva siadi breve sia di lungo termine.
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