A San Piero a Grado, all'interno dell'area contigua del Parco di Migliarino San Rossore, diverse decine di ettari sono destinate alla produzione di tappeti erbosi (prato) a scopo commerciale.
Pochi sanno però che questo tipo di coltivazione intensiva richiede l'uso di enormi quantita' di acqua dolce prelevata direttamente dalla falda, oltre che di quantita' ingenti di fertilizzanti e
sostanze chimiche altamente inquinanti e di tecniche di lavorazione che possono pregiudicare la naturale fertilita' dei suoli.
In particolare il prelievo continuo di acqua dai pozzi, che come ben sanno i privati cittadini necessita di tutta una serie di autorizzazioni da parte degli enti preposti (Provincia di Pisa e parco regionale), pone dei gravi rischi all'avanzamento del cuneo salino in questo
tratto di litorale.
Questa coltivazione si effettua inoltre in un contesto particolarmente delicato sia per la preservazione della risorsa idrica che della fertilita' biologica dei terreni.
Ci chiediamo pertanto come sia possibile che l'Universita' di Pisa, proprietaria di quei terreni, da una parte si faccia promotrice di convegni e campagne di informazione a favore di una riconversione dei terreni per una agricoltura biologica piu' sostenibile rispetto all'agricoltura moderna basata sulla chimica, e poi dall'altra consenta, proprio sui terreni di sua proprieta'
ed all'interno di un parco naturale, una attivita' cosi devastante per idelicati equilibri ecologici e idrogeologici.
Non possiamo quindi che auspicarci un deciso cambiamento di rotta, suggerendo che tali terreni vengano quanto prima riconvertiti ad una agricoltura più rispettosa del'ambiente, prima che vengano resi definitivamente sterili ed inquinati dall'uso che ne fa attualmente Pratopronto.
WWF Sezione di Pisa
Pochi sanno però che questo tipo di coltivazione intensiva richiede l'uso di enormi quantita' di acqua dolce prelevata direttamente dalla falda, oltre che di quantita' ingenti di fertilizzanti e
sostanze chimiche altamente inquinanti e di tecniche di lavorazione che possono pregiudicare la naturale fertilita' dei suoli.
In particolare il prelievo continuo di acqua dai pozzi, che come ben sanno i privati cittadini necessita di tutta una serie di autorizzazioni da parte degli enti preposti (Provincia di Pisa e parco regionale), pone dei gravi rischi all'avanzamento del cuneo salino in questo
tratto di litorale.
Questa coltivazione si effettua inoltre in un contesto particolarmente delicato sia per la preservazione della risorsa idrica che della fertilita' biologica dei terreni.
Ci chiediamo pertanto come sia possibile che l'Universita' di Pisa, proprietaria di quei terreni, da una parte si faccia promotrice di convegni e campagne di informazione a favore di una riconversione dei terreni per una agricoltura biologica piu' sostenibile rispetto all'agricoltura moderna basata sulla chimica, e poi dall'altra consenta, proprio sui terreni di sua proprieta'
ed all'interno di un parco naturale, una attivita' cosi devastante per idelicati equilibri ecologici e idrogeologici.
Non possiamo quindi che auspicarci un deciso cambiamento di rotta, suggerendo che tali terreni vengano quanto prima riconvertiti ad una agricoltura più rispettosa del'ambiente, prima che vengano resi definitivamente sterili ed inquinati dall'uso che ne fa attualmente Pratopronto.
WWF Sezione di Pisa
Bravi l'avevo notato anch'io, sono d'accordo e mi sembra molto grave
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